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Settore
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Dimensioni dell’azienda
51-200 dipendenti
Sede principale
Milano, Italia
Data di fondazione
2011

Aggiornamenti

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    Il 70% delle competenze utilizzate nella maggior parte dei mestieri dovrebbe cambiare nei prossimi cinque anni, stando ai dati di LinkedIn. In un mercato del lavoro che si evolve e le cui richieste sono in continua trasformazione, giocare d’anticipo diventa quindi una necessità, tanto per chi è in cerca di occupazione, quanto per chi vuole assicurarsi nuove opportunità di crescita professionale. Per aiutarti a tenere il timone in acque così mosse, abbiamo chiesto a LinkedIn Learning di rendere disponibili cinque corsi incentrati sulle competenze trasversali, il networking e la carriera, che saranno gratuiti per tutti gli utenti fino al 7 maggio. Eccoli: 🧭 ‘Assumere il controllo della propria carriera’ di Christine DiDonatohttps://lnkd.in/gZH3fsXq 🦸 ‘Affrontare la sindrome dell'impostore per creare fiducia nella carriera’ di Emilie Aries, SPHRhttps://lnkd.in/gRTgz9m9 🎤 ‘Suggerimenti per parlare in pubblico’ di Daisy Lovelacehttps://lnkd.in/gjkxvgGf 🤝 ‘Fondamenti di networking: nozioni di base sul networking’ di Kevin Wallacehttps://lnkd.in/gw3PTkwS  🏋🏻♀️ ‘Allenarsi per il successo professionale’ di Alicia D. Reece, PCC: https://lnkd.in/gng4P4t7 🎙️ E tu in che modo stai coltivando la tua carriera? Raccontacelo nei commenti o in un post utilizzando l’hashtag #LinkedInTopCompanies.

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    "Less is more". La sintesi è fondamentale per distinguersi, anche nel CV. La Linkedin Top Voices Vincenzo Di Giorgi dà consigli pratici su come creare un curriculum sintetico ma d’impatto, sottolineando l’importanza di esperienze rilevanti e risultati concreti. 🎙Cosa ne pensi? Unisciti alla conversazione nei commenti. https://lnkd.in/ghyQnMvF

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    Vincenzo Di Giorgi Vincenzo Di Giorgi è influencer

    Linkedin Top Voices Lavoro | Career Advisor & Recruitment, Founder at iCareers

    🎯 CV breve: quando, come e perché? Presentare un CV breve ed efficace può fare la differenza nella fase di selezione. Un curriculum sintetico mostra la tua capacità di comunicare in modo chiaro e mirato, qualità molto apprezzata dai recruiter. Ecco come gestire al meglio un CV breve: 🟢 Definisci chiaramente le esperienze rilevanti Con un CV breve, ogni parola conta. Concentrati sulle esperienze più significative e coerenti con il ruolo per cui ti candidi. Evita informazioni superflue e punta su ciò che valorizza davvero il tuo profilo. 🟢 Mostra la tua capacità di sintesi Essere concisi non significa essere vaghi. Utilizza frasi brevi ma d’impatto per descrivere i tuoi ruoli, le competenze acquisite e i risultati ottenuti. Un buon CV breve comunica molto in poco spazio. 🟢 Evidenzia i risultati raggiunti Nel poco spazio disponibile, punta sui risultati concreti. Usa numeri, percentuali o traguardi specifici per mostrare l’impatto del tuo lavoro. Questo rende il tuo CV più credibile e interessante. 🟢 Cura la struttura e la leggibilità Un CV breve deve essere facile da leggere e ben organizzato. Usa titoli chiari, bullet points e una formattazione ordinata. Facilita il lavoro del selezionatore: più è leggibile, più aumentano le probabilità che venga letto fino in fondo. 🟢 Personalizza il CV per ogni candidatura Un CV breve è efficace solo se è mirato. Adatta sempre il contenuto in base all’annuncio, evidenziando le esperienze e le competenze più in linea con il ruolo. Questo dimostra attenzione e strategia. 👉 Perché è importante: Un CV breve dimostra che sai arrivare al punto, sei consapevole delle tue priorità e rispetti il tempo di chi legge. È una scelta strategica che può aiutarti a distinguerti in un mercato del lavoro competitivo. 👉 Ricorda: Prepara più versioni del tuo CV, anche in base alla lunghezza. Saper dosare l’informazione a seconda del contesto è una competenza preziosa che può giocare a tuo favore. 📍 Vuoi rimanere sempre aggiornato? 👉 Valutazione gratuita CV e profilo Linkedin: https://bit.ly/3yzlavv 📮 Segui la mia newsletter su Linkedin: https://bit.ly/3NtC6vI

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    Le aziende possono permettersi di non cambiare? Il tema della crescita riguarda gli individui tanto quanto le organizzazioni, fa notare in un post il managing partner Andrea Bizzotto, sottolineando come spesso è richiesta ai lavoratori la capacità di evolversi anche se le aziende restano ferme. 🎙Cosa ne pensi? Parliamone nei commenti.

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    Managing Partner Gruppo Vola: Benessere Organizzativo per migliorare RENDIMENTO, EQUILIBRIO e BENESSERE delle persone in azienda nel lungo periodo

    Nessuno dovrebbe rimanere nella stessa azienda per 15 anni, ma nessuno dovrebbe neppure dimettersi. Quando si parla di cambiamenti, di turnover, di persone che non "devono mettere radici", il focus è unicamente sulle persone, sui candidati, sui collaboratori, sui singoli. Pochi ragionano su quanto il sistema aziendale sia stato invece fermo negli stessi 15 anni. Se parliamo delle persone riteniamo si debbano evolvere, fare i piani di carriera, investire sulle competenze hard e soft. Ma le aziende? Quelle possono essere sempre identiche a se stesse? Allora se un'azienda è sempre identica a se stessa forse va bene che le persone vogliano andarsene. Se non c'è innovazione, ricerca, curiosità, qualche rischio, perchè chiediamo alle persone di essere anche loro uguali a loro stesse per tanti anni? Se l'azienda è viva, vitale, le persone saranno chiamate ad investire nel proprio luogo di lavoro. Non si fermeranno mai perchè allora sì, se metti le radici il resto dell'azienda va avanti e non sei più la persona giusta. Ma se l'azienda intorno a te è ferma, non fermarti con lei, fai bene a guardare altrove.

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    🗞️Le prospettive per il settore arredo-illuminazione, l’aumento dei ‘working poor’ e il business di fiere ed eventi: ecco la nuova edizione di Notizie Scelte, una sintesi delle principali storie e informazioni da non perdere lunedì 7 aprile, selezionate dalla redazione di LinkedIn Notizie. 1️⃣ Arredo e luce: il fatturato cresce appena dello 0,7%, mentre le esportazioni segnano un -0,9%, colpite dal rallentamento dei principali mercati esteri – Francia, Germania, Regno Unito e Cina. I dati di Mediobanca alla vigilia del Salone del Mobile.Milano commentati dalla senior analyst Emanuela Salerno:   https://lnkd.in/g3R8gzpB 2️⃣ Il calo della disoccupazione, secondo Unimpresa - Unione Nazionale di Imprese, non è accompagnato da un miglioramento delle condizioni lavorative. Nel 2024 aumentano infatti i "lavoratori poveri" che sono 6 milioni e 886mila, ben 285mila in più rispetto al 2023. L’approfondimento di Skytg24:  https://lnkd.in/gDg9Ps9G 3️⃣ Fiere ed eventi: un business da 12 miliardi di euro in Italia. Secondo le ultime stime, relative al 2023, il 42% della spesa è rappresentato dall’alloggio, il 29,9% dai trasporti sul territorio nazionale, il 15,9% riguarda la ristorazione. Il managing director Stefano Rizzi commenta gli ultimi dati del settore da uno studio di Enit: https://lnkd.in/gn7HJhsp 4️⃣ Leroy Merlin cresce in Campania: aperto un nuovo hub a Salerno con 100 persone al lavoro, il quarto nella regione. Il ceo italiano Giannalberto Cancemi lo racconta su LinkedIn: “Con questo nuovo negozio nasce un vero hub di consulenza e progetti chiavi in mano, che abbraccia il mondo dell’abitare a 360°”:  https://lnkd.in/g6SZ4jC5 5️⃣ Dal 2020 ad oggi, quasi 500 imprese italiane hanno avviato almeno un progetto di Extended Reality, per un totale di 611 iniziative, ma il 63% delle grandi aziende dichiara di non conoscere a fondo queste tecnologie. Lo rivela l’ultima ricerca su Extended Reality & Metaverse degli Osservatori Digital Innovation: https://lnkd.in/gu-u_iMD 🎙 Che cosa ne pensi? Parliamone nei commenti.

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    Essere competenti non basta: è fondamentale farsi notare. Roberta De Simone, career strategist e career coach, spiega come il posizionamento professionale possa fare la differenza, puntando su competenze, passioni e ciò che le aziende cercano. 🎙Cosa ne pensi? Unisciti alla conversazione nei commenti. https://lnkd.in/gSt4t8jY

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    Career Strategist e Career Coach | Specializzata in ruoli Sales, Marketing, Engineer e Finance | Il mercato del lavoro è pieno di opportunità..se impari a coglierle 💡

    Essere bravi non basta. Essere competenti, appassionati, pieni di esperienza… è fondamentale, certo. Ma se nessuno lo percepisce — se non lo sai comunicare con chiarezza e direzione — rischia di non fare la differenza. Quando si affronta un momento di transizione o si inizia una nuova ricerca attiva, molte persone partono subito dal “cosa scrivo nel CV?”. In realtà, il punto di partenza è un altro: Qual è il mio posizionamento? Ovvero: che tipo di professionista sono, per chi sono utile, e in quale direzione voglio andare. Sì, anche nel lavoro serve una strategia. E tutto parte da qui. Quello che consiglio sempre è di lavorare su tre aree: - Cosa so fare bene? (le competenze, le esperienze) - Cosa mi appassiona davvero? (i valori, le motivazioni, le sfide che ti fanno brillare) - Cosa cercano oggi le aziende nel mio ambito? (i problemi che vogliono risolvere, le trasformazioni che stanno affrontando). Il punto d’incontro tra questi tre elementi è il tuo posizionamento. Ed è lì che il tuo profilo inizia a parlare davvero al mercato, con autenticità e rilevanza. Posizionarsi bene cambia tutto. Quando hai chiara la tua proposta di valore e il pubblico a cui ti rivolgi, succedono due cose: - smetti di proporti ovunque “tanto per” - inizi a scegliere, a selezionare, a orientare i tuoi sforzi verso contesti davvero in linea con te. Ed è in quel momento che passi da candidato passivo a protagonista della tua carriera. Un piccolo esercizio per te. Ti lascio alcune domande che puoi usare come traccia: - In quali contesti ho sentito di dare il meglio di me? - Quali problemi sono in grado di risolvere concretamente? - Quali valori cerco in un'azienda, in un team, in un ruolo? - Quali sono le competenze che mi rendono riconoscibile? Quando inizi a rispondere con onestà e visione, qualcosa cambia. E non solo nel CV, ma proprio nel modo in cui ti presenti e scegli le opportunità. Nel prossimo post parleremo di come raccontare tutto questo nel modo giusto. Perché puoi avere una proposta di valore fortissima, ma se non la comunichi in modo efficace… rischi che resti invisibile. Intanto ti chiedo: ti è mai successo di sentirti pienamente preparato… eppure poco considerato? #networking #linkedin #personalbranding #crescitaprofessionale #cambiarelavoro

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    Domande preimpostate senza interazione diretta. Le video-interviste asincrone stanno diventando sempre più popolari nei processi di selezione. La consulente di carriera Naomi Filippi spiega come affrontare al meglio questa modalità di colloquio, suggerendo tecniche per rispondere in modo naturale, ma strutturato. 🎙Cosa ne pensi? Unisciti alla conversazione nei commenti. https://lnkd.in/ghyX4wky

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    Senior Talent Acquisition Specialist | Consulente di Carriera

    𝗦𝗼𝗹𝗼 𝘁𝘂, 𝘂𝗻𝗮 𝘁𝗲𝗹𝗲𝗰𝗮𝗺𝗲𝗿𝗮 𝗲 𝘂𝗻 𝘁𝗶𝗺𝗲𝗿: 𝗰𝗼𝗺’𝐞̀ 𝗱𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗶𝗱𝗲𝗼-𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝘃𝗶𝘀𝘁𝗮? Immagina di dover affrontare un colloquio di lavoro… ma senza un interlocutore. Nessun contatto visivo, nessun feedback immediato. Solo una serie di domande preimpostate e un timer che scorre. Le video-interviste asincrone stanno diventando sempre più comuni nei processi di selezione, soprattutto nelle aziende multinazionali e nei settori ad alta richiesta di candidati. Secondo un report di HireVue, l’uso di strumenti di video assessment è aumentato del 67% negli ultimi cinque anni, con l’obiettivo di accelerare i processi di selezione e garantire una valutazione più oggettiva. Ma se per le aziende le video-interviste rappresentano un vantaggio in termini di efficienza, per i candidati possono risultare una sfida: la mancanza di interazione diretta rende più difficile interpretare il contesto e modulare la comunicazione. 🎯 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐚𝐟𝐟𝐫𝐨𝐧𝐭𝐚𝐫𝐥𝐞 𝐚𝐥 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨? ✅ 𝐀𝐥𝐥𝐞𝐧𝐚𝐫𝐬𝐢 a parlare in modo spontaneo senza leggere un testo, per risultare naturali ✅ 𝐒𝐭𝐫𝐮𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐨𝐬𝐭𝐞 seguendo il metodo STAR (Situazione, Compito, Azione, Risultato) per essere chiari e incisivi ✅ 𝐂𝐮𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐥𝐢𝐧𝐠𝐮𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐯𝐞𝐫𝐛𝐚𝐥𝐞, prestando attenzione a espressioni facciali, tono di voce e postura ✅ 𝐒𝐢𝐦𝐮𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐥’𝐚𝐦𝐛𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐨𝐪𝐮𝐢𝐨, scegliendo uno sfondo neutro, una buona illuminazione e una connessione stabile 🔍 𝐈𝐥 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐫𝐞𝐜𝐫𝐮𝐢𝐭𝐢𝐧𝐠 𝐞̀ 𝐝𝐢𝐠𝐢𝐭𝐚𝐥𝐞? L’uso dell’AI nei processi di selezione sta crescendo, con strumenti in grado di analizzare linguaggio, tono di voce ed espressioni facciali. Ma questo solleva anche domande su equità e bias algoritmici: i software valutano davvero tutti i candidati allo stesso modo? 📢 𝐄 𝐯𝐨𝐢? 𝐀𝐯𝐞𝐭𝐞 𝐦𝐚𝐢 𝐚𝐟𝐟𝐫𝐨𝐧𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐢𝐝𝐞𝐨-𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚? 𝐏𝐞𝐧𝐬𝐚𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐭𝐫𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐬𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐮𝐧 𝐯𝐚𝐧𝐭𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐨 𝐮𝐧 𝐨𝐬𝐭𝐚𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐧𝐞𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐝𝐢 𝐬𝐞𝐥𝐞𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞?

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    🗞️ Vinitaly apre le porte, il New Yorker ci ricorda le barriere architettoniche e qualcuno viaggia per sport: una settimana di approfondimenti e tendenze selezionati dalla redazione di LinkedIn Notizie. 1️⃣ VINITALY - Tutto pronto a Veronafiere per il grande evento dedicato a vino e distillati. Ma che cosa aspettarsi? La wine & spirits business developer Patrizia Vigolo presenta i dati e le tendenze chiave con cui si stanno confrontando gli operatori del settore: https://lnkd.in/gGFT6THB 2️⃣ ACCESSIBILITÀ - Le barriere architettoniche sono ancora lì, e ad affrontarle ogni giorno sono genitori, anziani e persone con disabilità. La testimonianza e le riflessioni della giornalista Valentina Tomirotti a partire dalla copertina del New Yorker di questa settimana: https://lnkd.in/gdukmAjw 3️⃣ VIAGGI - C’è un profilo molto particolare che va diffondendosi tra Millennials e Gen Z: quello del “viaggiatore sportivo”. La PR account director Eleonora Bresesti presenta lo studio condotto da Censuswide per la piattaforma CamperDays su questo fenomeno: https://lnkd.in/guC_e9uP 4️⃣ CONSUMI - Moda e bellezza vanno sempre più a braccetto, con i grandi marchi del lusso che vanno espandendosi verso il settore della cosmesi: il caso più recente è quello di Louis Vuitton. David Pambianco, ceo di Pambianco, riflette sugli scenari futuri che vanno delineandosi: https://lnkd.in/g3ZK5QZW  5️⃣ ENERGIA - Rispetto ad altre fonti se ne parla forse meno, ma il fotovoltaico sta vivendo una fase di crescita accelerata. Ne scrive la giornalista Miriam Carraretto, puntando i riflettori sulla Cina: https://lnkd.in/gDWHTmiJ 🎙 Cosa ne pensi? Parliamone nei commenti. 📷 Roberto Tommasini/NurPhoto via Getty Images

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    🗞️ Manager che non vogliono più fare i ceo, imprenditori spaventati e borse di studio: una settimana di approfondimenti e tendenze legati al mondo del lavoro selezionati dalla redazione di LinkedIn Notizie. 1️⃣ Tanta pressione, poco supporto e un senso di solitudine che viene troppo spesso sottovalutato. Il salto di carriera che dal ruolo di manager porta alla poltrona di amministratore delegato è sempre meno attrattivo, avverte l’imprenditore ed esperto di headhunting Roberto D'Incau: https://lnkd.in/gJzWVcCr  2️⃣ Mettere in ombra il proprio superiore non è una buona idea per almeno quattro motivi diversi, sostiene l’executive & talent coach Enrico Zanieri. Se la tentazione è comunque forte, l’invito è a riflettere prima su quattro punti fondamentali: https://lnkd.in/gQSMU69h 3️⃣ Anche gli imprenditori hanno paura: quando perdono un cliente, quando affrontano un cambiamento, a volte perfino quando assumono. E non è detto che sia un male. Il perché lo spiega proprio uno di loro, il ceo di Alma Luca Naj-Oleari: https://lnkd.in/g-UEbbK8 4️⃣ Nestlé e Unesco erogheranno borse di studio e finanziamenti a 100 team guidati da giovani innovatori impegnati su quattro temi chiave per il futuro del pianeta. Per le candidature c’è tempo fino a martedì 8 aprile, segnala l’HR director per l’Italia della multinazionale Giacomo Piantoni: https://lnkd.in/gZdrDegg 5️⃣ Tre anni di formazione non sono un investimento da poco. Ma un dottorato di ricerca quanto è spendibile nelle aziende italiane? A spiegarlo è la consulente di carriera Lorenza Moscarella, che in questo video approfondisce in particolare il settore life science: https://lnkd.in/gfMkKthj    🎙 Cosa ne pensi? Parliamone nei commenti.   📷 wenich-mit/Getty Images

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    In un colloquio di lavoro è importante trovare il giusto equilibrio tra sicurezza di sé e trasparenza. Il chief operating officer Riccardo Mares spiega come valorizzare le proprie competenze, senza esagerare. 🎙Cosa ne pensi? Unisciti alla conversazione nei commenti. https://lnkd.in/g-QXw-WB

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    COO @ WMR Group | Studio Cappello

    Colloquio di lavoro: vendersi bene o vendersi troppo? Chi sa raccontarsi nel modo giusto ha un vantaggio enorme in un colloquio. Ma c’è una linea sottile tra valorizzare le proprie competenze e gonfiarle oltre misura. E se la oltrepassi, il rischio di schiantarti è altissimo. Venderti bene significa: ✔️ Mostrare con chiarezza le tue capacità, esperienze e risultati. ✔️ Affiancare al racconto fatti concreti e tangibili, errori e "imparamenti" compresi ✔️ Adattare il tuo racconto al ruolo, evidenziando il valore che puoi portare. ✔️ Essere autentico: nessuno vuole un copione, ma una persona vera. ✔️ Non confondere l'umilità con la "svendita di fine stagione": il tuo reale valore deve essere percepito Sovravvalutarti, invece, porta a rischi enormi: ❌ Aspettative irrealistiche → Se vendi competenze che non hai, prima o poi la verità verrà fuori. ❌ Pressione ingestibile → Ti ritroverai in un ruolo che non sai gestire, con il fiato sul collo. ❌ Perdita di credibilità → Se chi ti ha scelto si sente ingannato, il danno è irreparabile. 🔑 La chiave? Trovare il giusto equilibrio tra sicurezza e trasparenza. Valorizza i tuoi punti di forza senza bisogno di bluffare. Alla fine, la cosa più potente che puoi dimostrare è la tua reale capacità di crescere e imparare. Senza contare che propedeuticamente è fondamentale per chi si presente ad un colloquio avere una visione più oggettiva possibile sul proprio livello in relazione a ciò che è nel mercato. Ti racconto un aneddoto... Personalmente ricordo ancora quel colloquio 🎩 più di 14 anni fa in cui dovevo presentarmi come un SEO super speciale. Se mi rivedo oggi un po' sorrido a pensare alle mie "convinzioni"... ma al tempo forse non mi ero nemmeno sopravvalutato, ne ero convinto. Tu da che parte stai? Tendi a venderti sopra le tue possibilità o soffri di autostima e chi ti valuta non vede il tuo pieno valore? #COOLife

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    Che cosa ti renderebbe meno dipendente dall'automobile? 👇 A partire dalla consultazione svoltasi a Parigi per decidere se chiudere al traffico 500 strade, l'esperto di sviluppo urbanistico Davide Agazzi riflette sui prerequisiti che una città dovrebbe avere per ridurre la circolazione di auto. Guardando alla tua esperienza, quali pensi siano i fattori più importanti? Parliamone nei commenti.

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    Davide Agazzi Davide Agazzi è influencer

    Qui per parlare di Città. Co-founder di FROM.

    Domenica 23 marzo, a Parigi si è votato per decidere la chiusura al traffico di 500 strade, da riconvertire in spazi ciclabili, aree verdi e pedonali. Ha vinto il “sì” con il 66% dei voti. La proposta delle "strade giardino" era sostenuta dalla sindaca Hidalgo, da anni promotrice di una città meno dipendente dall’auto. Ora partiranno gli studi di fattibilità per selezionare le strade, deviare il traffico e avviare i lavori, con una spesa prevista di 500 mila euro per via. L’iniziativa è coraggiosa e importante. Si inserisce nel solco di un programma che sta già cambiando il volto di Parigi. È in questa direzione che dovrebbero muoversi tutte le grandi aree urbane. Proprio per rafforzare questo tipo di sforzi, però, ci sono almeno due criticità che penso meritino più attenzione. La prima riguarda il contesto. Misure del genere sono oggi possibili laddove la rete di trasporti pubblici è estesa, i servizi sono diffusi e l’alternativa all’auto è concreta. Ma altrove – nelle periferie e nelle aree rurali – l’auto resta spesso l’unica opzione. Senza investimenti strutturali che rendano l’intero sistema più equo, il rischio è quello di rendere ancora più profonda la frattura tra chi può permettersi uno stile di vita “sostenibile” e chi non ha alternative. Un divario tra grandi aree urbane e resto del territorio che si riflette anche sul piano sociale, culturale e politico, trasformandosi facilmente in risentimento. Per ogni euro investito per migliorare la qualità della vita nelle grandi aree urbane, dovremmo probabilmente investirne il doppio per colmare i gap infrastrutturali con i territori che le circondano. Il secondo problema, invece, riguarda la consultazione in sé. E il modo in cui è stata presentata (e digerita dai media). Perché, soprattutto quando si parla di partecipazione, i termini sono importanti. Quello che è stato chiamato “referendum” in realtà lo era solo in parte: nessun quorum, nessun vincolo e un’affluenza molto, molto bassa (nei fatti ha votato solo il 4% degli aventi diritto). Coinvolgere la cittadinanza ha sempre un valore, ma farlo in modo troppo rigido e semplice, in assenza di vincoli, rischia di svuotare il processo e dare la sensazione di voler legittimare decisioni già prese, senza favorire una reale partecipazione. Meglio forse non parlare di “referendum”, ma presentare il tutto più onestamente come una più semplice consultazione. Cogliendo però l’occasione per svincolarsi da una logica binaria e banalizzante, provando a coinvolgere la popolazione nel formulare scenari alternativi, definire su quali strade intervenire in via prioritaria e valutare gli impatti che tale misura potrebbe avere sulla riduzione del traffico veicolare. Avete consigli su come affrontare queste due sfide, in particolare? Per fortuna, sono tante le città che stanno sperimentando cambiamenti radicali di rotta. Imparare a farlo al meglio è nell’interesse di tutte e tutti noi. Davide FROM – Moltiplichiamo valore pubblico

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