Il conflitto che non ci meritiamo ma di cui abbiamo bisogno
Viviamo in un’epoca in cui il conflitto è considerato una minaccia, un nemico invisibile da cui fuggire. Ci viene insegnato a evitarlo, a smussare gli angoli, a cercare sempre il compromesso. Ma cosa accadrebbe se ti dicessi che il conflitto non è un errore da correggere, bensì la forza che ha sempre plasmato l’umanità?
La storia dell’uomo è una lunga sequenza di conflitti. Ma non nel senso distruttivo del termine. Non solo guerre e rivoluzioni, ma tensioni creative, dialettiche che hanno dato vita alle idee più rivoluzionarie, ai cambiamenti più profondi.
Yuval Harari ci ricorda che il potere della nostra specie non risiede nella forza individuale, ma nella capacità di cooperare su larga scala. Tuttavia, la cooperazione non nasce dall’uniformità del pensiero, bensì dal contrasto di idee, dalla frizione tra visioni del mondo diverse. Il conflitto, quando ben gestito, è il meccanismo che ci permette di evolvere.
La narrazione della paura: come il linguaggio inganna
Secondo alcune scuole di pensiero la parola conflitto evoca immagini di violenza, guerra, distruzione. Ma perché? Chi ha scritto questa narrazione? Nel corso dei secoli, il linguaggio è stato modellato per incasellare il conflitto in una dimensione negativa. L’etimologia ci svela una storia diversa. Conflitto deriva dal latino cum figere, che significa urto, incontro, contatto. Non c’è violenza in questa definizione, ma solo relazione. Al contrario, la parola guerra deriva dal germanico verra, un termine che indica caos, mischia, disordine.
Abbiamo smesso di distinguere i due concetti, perdendo la capacità di riconoscere il conflitto per ciò che è realmente: una tensione necessaria per il progresso umano.
Immagina un mondo senza conflitto
Fermati un istante. Chiudi gli occhi. Immagina un mondo in cui non esistono contrasti di idee. Un mondo in cui nessuno osa sfidare i valori dominanti. Un mondo dove il dissenso è visto come un pericolo e la discussione come una minaccia. Un mondo in cui tutto è già deciso, tutto è già stabilito, e l’unica cosa che rimane da fare è obbedire. Sembra un’utopia di pace? O piuttosto una distopia soffocante?
Tutte le grandi trasformazioni della storia sono nate dal conflitto:
Senza guardare ai libri di storia per capire il valore del conflitto. Pensiamo alle nostre vite:
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Non esiste progresso senza disaccordo. Il conflitto non è il problema. È il perpetuo dell’evoluzione.
Il conflitto come arte della crescita
Eppure, oggi ci viene insegnato il contrario. Viviamo in una società che promuove l’armonia superficiale, in cui il disaccordo viene represso in nome della “positività”. Ma soffocare il conflitto non lo elimina: lo trasforma in rancore, frustrazione, violenza latente. Pensa a una relazione in cui nessuno esprime ciò che sente davvero. Pensa a un’azienda dove nessuno osa mettere in discussione le decisioni del capo. Pensa a un sistema politico in cui ogni voce critica viene zittita.
La pace non nasce dall’assenza di conflitti. Nasce dalla loro gestione consapevole. E qui entra in gioco la chiave di tutto: il conflitto può essere positivo, ma solo se lo affrontiamo con gli strumenti giusti.
Gli ingredienti del conflitto costruttivo
Il conflitto è una forma di cura
Se pensiamo ai legami più forti della nostra vita, ci rendiamo conto di una verità sorprendente: le relazioni più autentiche non sono quelle prive di conflitto, ma quelle in cui il conflitto viene affrontato con rispetto e profondità. Gli amici veri non sono quelli che ci danno sempre ragione, ma quelli che hanno il coraggio di metterci in discussione. I leader migliori non sono quelli che impongono un pensiero unico, ma quelli che accolgono il dissenso come un’opportunità di crescita. Il conflitto è un dono, ma solo se sappiamo viverlo con sincerità, curiosità e coraggio.
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Alla prossima,
Team TEDx Vittoria