Plastica e riciclo

Plastica e riciclo

 Viviamo oggi un momento dove molte persone, politici, imprenditori, giornalisti e cittadini comuni riflettono e discutono in pubblico su come migliorare i sistemi produttivi, ridurre gli scarti e difendere l’ambiente da ulteriori inquinamenti. In questa ottica l’idea dell’economia circolare sta emergendo sulla bocca di tutti con lo scopo di conciliare la crescita economica con la scarsità di risorse naturali.

Questo nuovo modello è basato sull’idea che è possibile creare valore nel riciclare i vari prodotti a fine vita per poterli riusare nelle stesse o differenti applicazioni riducendo in tal modo la necessità di nuove materie prime ed annullando, se possibile, il tema del trattamento dei rifiuti.

In particolare occorre ripensare i criteri di design, produzione distribuzione e consumo dei prodotti allungando la vita degli stessi, incentivando il loro uso a scapito del loro possesso e facilitando il loro riuso o riciclo a fine vita.

Questa nuova filosofia vale per tutti i materiali usati nella manifattura ed in particolare per le materie plastiche che in questo periodo vengono considerate dai media come l’origine di tutti i mali. 

Rispetto ad altri materiali prodotti in quantità maggiori, 1,6 miliardi di tonnellate di acciaio prodotte nel 2015 contro 0,32 miliardi di tonnellate di plastica, la plastica ha un compito più difficile dato che non è composta da un singolo polimero ma da diversi polimeri con caratteristiche chimico fisiche ben diverse l’uno dall’altro.

Sino ad oggi si usano principalmente due soli metodi per riutilizzare le plastiche a fine vita.

·      L’incenerimento o recupero energetico, a volte sfortunatamente senza recupero di energia, che consiste nel bruciare gli scarti plastici in inceneritori usati per tutti i rifiuti casalinghi. Il potere calorifico dei polimeri plastici non ha rivali se pensate che una bottiglia del latte in polietilene ha lo stesso potere calorico di un litro di petrolio. Ovviamente gli inceneritori devono essere dell’ultima generazione e rispettare tutti gli standard antiinquinamento previsti per scarico di fumi e di ceneri.

·      Il riciclo meccanico che attraverso operazioni di separazione, granulazione, lavaggio, calibrazione trasforma gli scarti plastici in nuovi granuli che in teoria dovrebbero essere riconvertiti in nuovi prodotti.

Il recupero attraverso riciclo meccanico non è una semplice operazione come può sembrare a prima vista. La prima operazione critica è la raccolta che dipende in buona parte dalla buonafede di tutte le parti coinvolte, dalla casalinga, dal comune, dall’industria del riciclo e dalle leggi imposte nel paese. Il trasporto è poi un fattore chiave data la bassa densità delle plastiche che ne impedisce lunghi percorsi a basso costo. Ma lo step più difficile è sicuramente la separazione dei diversi tipi dato l’elevato numero di polimeri presenti con diverse caratteristiche chimico fisiche. Per non parlare dei tanti additivi, cariche, coloranti che vengono aggiunti e che rendono a volte impossibile qualsiasi riutilizzo. E questo è il motivo per cui dopo tanta fatica fatta per raccogliere la plastica il tutto finisce quasi sempre in discarica se non in un inceneritore dove poteva essere inviato molto prima.

Che fare allora?

Qualche scarto di polimero può essere riusato attraverso processi chimici che ridanno i monomeri iniziali (depolimerizzazione di nylon6 o poliesteri particolari); in tal caso si parla di riciclo chimico, ma il suo utilizzo è limitato a pochi casi.

Lo stesso vale per le così dette bioplastiche il cui impiego forzato non risolve né il tema del riciclo né quello dell’inquinamento.

La soluzione migliore sino ad ora utilizzata soprattutto dalle filiere industriali è la raccolta di singoli polimeri a fine vita; un chiaro esempio è l’industria dell’edilizia che è il secondo settore per consumo di polimeri dopo l’imballaggio. Degli oltre 10 milioni di tonnellate di plastica usata in Europa nel settore ogni anno circa la metà è PVC e nonostante la cattiva immagine del passato si prevede di recuperare e riciclare oltre 800.000 tonnellate anno di PVC entro il 2020 con il programma VinylPlus.

Nel settore imballaggio il riciclo delle bottiglie in PET troverà di sicuro soluzioni positive coinvolgendo la grande distribuzione ed i consumatori, così come sta avvenendo nel settore agricolo con il riciclo dei diversi film di poliolefine. Anche per gli stirenici si sta impostando una filiera di riciclo perché ormai si è capito che il riciclo del polymermix non è fattibile se non per poche applicazioni di bassissimo valore aggiunto.

Ma di sicuro la soluzione futura risiede nella progettazione e produzione dei nuovi prodotti secondo i criteri dell’economia circolare che andremo ad analizzare in dettaglio per le materie plastiche nei vari settori applicativi in prossimi articoli.

Giuseppe Capparella gennaio 2018

Alessandra Ciappa

Head of R&D | Advanced Materials | Polymers | Resins | Composites| Quality

5 anni

Grazie della chiarezza e sintesi.

Paola Di Credico

Paper, printing and packaging Sales Account

5 anni

👏🏼👏🏼👏🏼

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