Misure urgenti e concrete contro la disoccupazione giovanile
Leggo senza alcuno stupore che il tasso di disoccupazione giovanile è tornato a salire, superando quota 40%, secondo i dati appena diffusi dall’Istat. In aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente, al livello più alto da giugno 2015.
Lo avevamo d’altronde previsto e converrete con me, credo, sul fatto che stiamo assistendo ad una naturale involuzione, tanto scontata quanto inspiegabile, dal momento che fa seguito alla serie di misure e incentivi adottati dal nostro governo, frutto di provvedimenti provvisori. I dati del primo mese dell’anno registrano le ripercussioni negative sulle nostre aziende, a seguito della scadenza per richiedere l’esonero contributivo del 40% su nuove assunzioni. Senza contare che nel 2017, eccezione fatta per il Sud, le misure per accedere agli incentivi sono diventate decisamente restrittive.
Ma come si possono muovere le nostre imprese italiane in un contesto così svilente e che non promette alcuna stabilità per il loro futuro? Se non si punta in primis a rendere stabile l’occupazione, risulta impensabile avviare una strategia d’impresa sul modello tanto sbandierato di Industria 4.0, per il quale, tra l’altro, manca ancora un piano preciso che di fatto accompagni le imprese, soprattutto quelle di dimensioni minori, verso il cambiamento. Ci deve essere un cambio di rotta, perché non è solo l’industria a dover mettere in atto una rivoluzione. Dobbiamo ricostruire dalle fondamenta il nostro mercato del lavoro che oggi non accenna ad adattarsi ai mutamenti in corso. Il nuovo obiettivo deve essere quello di consolidare le professionalità ed iniziare a generare stabilità futura. Per farlo, servono volontà, immediatezza e concretezza politica.