L’evoluzione della comunicazione digitale tra infodemia, algoritmi e fact-checking
La comunicazione digitale corre veloce, trasformando continuamente il modo in cui aziende e pubblico interagiscono. È un cambiamento che apre opportunità straordinarie, ma pone anche alcune sfide da affrontare con consapevolezza, come l’infodemia, la diffusione incontrollata di fake news e, di conseguenza, la gestione responsabile della comunicazione.
Infodemia e overload informativo: di cosa parliamo?
L’infodemia, termine diffusosi molto durante la pandemia da Covid-19, indica il sovraccarico di informazioni, siano esse vere o false, che rende difficile individuare fonti affidabili. Se prima dell’era dei social la comunicazione era in gran parte unidirezionale, dai media al pubblico, e i ritmi erano più lenti, oggi invece viviamo immersi in un flusso informativo continuo, in cui i social giocano la loro parte con:
Ma cosa significa questo per aziende e professionisti? Significa imparare a navigare con attenzione e consapevolezza in un ambiente in continua evoluzione, trasformando queste sfide in occasioni per fare la differenza con contenuti autentici e verificati.
Il potere degli algoritmi: bolle informative e polarizzazione
Gli algoritmi social influenzano ormai le nostre giornate, dalle informazioni che riceviamo alle opinioni che formiamo. Creati per massimizzare interazioni e coinvolgimento, questi sistemi possono generare alcune dinamiche delicate per la comunicazione digitale, tra cui:
Una ricerca del 2018 relativa alla diffusione delle fake news, pubblicata su Science, infatti, ha evidenziato come, su X (ex Twitter), queste abbiano il 70% di probabilità in più di essere condivise rispetto alle notizie vere, diffondendosi sei volte più rapidamente. Questo dato ci dimostra quanto il legame tra algoritmi e disinformazione possa essere forte e scivoloso per la comunicazione.
È proprio in questo scenario che è emersa una nuova figura: l’info-encer, ibrido tra influencer e divulgatore di informazioni. Grazie a una comunicazione semplice e immediata, gli info-encer rendono accessibili temi complessi, raggiungendo così un pubblico vastissimo. Se però da una parte questo favorisce la divulgazione capillare, dall’altra solleva dubbi sulla qualità e l’imparzialità delle informazioni condivise.
Per brand e agenzie, questo implica agire con una maggiore consapevolezza, verificare con attenzione i contenuti e scegliere con cura partner e testimonial.
Infodemia e nuovi formati: opportunità o rischio per l’informazione?
Quando pensiamo ai social, ci concentriamo spesso su Instagram, Facebook e X. Eppure la comunicazione digitale passa sempre più anche attraverso formati come podcast, short-video e live streaming, per esempio su YouTube e TikTok. Se da un lato questi strumenti permettono ai brand di comunicare con autenticità e spontaneità, dall’altro possono rischiare di aumentare il sovraccarico informativo, rendendo difficile distinguere contenuti di valore da semplici rumori digitali.
Ecco allora che entra in gioco il ruolo delle agenzie di comunicazione integrata: creare e gestire contenuti chiari e accurati attraverso vari canali, sia online che offline, permette infatti di sviluppare una comunicazione veramente efficace, evitando di alimentare ulteriore confusione.
Fact-checking: qual è la responsabilità dei brand?
Il fact-checking sta diventando sempre più rilevante per contrastare la disinformazione. Basti pensare che, secondo dati aggiornati dell’International Fact-Checking Network (IFCN), le organizzazioni che si occupano di verifica delle informazioni sono passate da appena 11 nel 2008 a oltre 400 nel 2022, numero rimasto stabile anche nel 2024.
Anche le piattaforme social hanno integrato strumenti per segnalare contenuti dubbi, riducendone la visibilità. Il vero argine alla disinformazione, però, resta ancora la consapevolezza degli utenti. La ricerca A theoretical framework for polarization as the gradual fragmentation of a divided society pubblicata su Communications Psychology, seppur svolta in ambito politico, evidenzia infatti che modificare gli algoritmi social non cambia significativamente le opinioni delle persone: il fattore umano resta fondamentale.
Cosa possono fare, quindi, agenzie e brand in modo concreto?
Comunicare responsabilmente vuol dire anche farlo con sensibilità verso l’impatto sociale ed etico dei messaggi, puntando sulla qualità, chiarezza e autenticità.
Oltre l’infodemia: verso una comunicazione digitale sempre più human-centric
In uno scenario così articolato, la comunicazione digitale efficace sarà sempre più human-centric. Non contano più solo di numeri e viralità, ma la capacità di creare relazioni autentiche e trasparenti con il proprio pubblico di riferimento.
Le aziende infatti che puntano sulla trasparenza e su contenuti sostenibili guadagnano fiducia e vicinanza da parte della propria community, valori sempre più preziosi. Nella comunicazione di oggi, dunque, la tecnologia dovrebbe essere al servizio delle persone, non viceversa.
Come affrontare insieme il futuro della comunicazione digitale?
Per affrontare insieme il futuro della comunicazione digitale, è importante unire il meglio della tecnologia con ciò che rende un brand davvero unico: i suoi valori e le relazioni umane. Come puoi prepararti concretamente?
Anche la formazione interna assume un ruolo importante, non solo per conoscere gli strumenti, ma anche per sviluppare competenze comunicative aggiornate. Skill come storytelling etico, tecniche di fact-checking e sensibilità nella gestione delle crisi diventano competenze sempre più rilevanti. Investire nella formazione significa dunque formare team capaci non solo di produrre contenuti, ma soprattutto di comunicare valori, autenticità e fiducia.
In questo contesto, affidarsi a un’agenzia capace di monitorare costantemente le evoluzioni del settore, consente di adattare con efficacia la propria strategia comunicativa. E in questo panorama, PR & GO UP accompagna i suoi clienti con consulenze personalizzate e un approccio human-centric. Perché il futuro della comunicazione digitale lo costruiamo insieme, unendo responsabilità, autenticità e professionalità.
Fonti ricerche e studi: