Il mio 11 settembre

Il mio 11 settembre

Oggi ricorre il ventesimo anno della caduta delle Torri Gemelle; episodio che segnò inequivocabilmente il destino del mondo.

Era l’11 settembre del 2001 quando 4 aerei di linea, appartenenti a due delle maggiori compagnie aeree statunitensi, vennero fatti dirottare, andandosi a schiantare, contro obiettivi strategici, simbolo della grandezza economica e governativa Americana, le due torri gemelle del World Trade Center a New York e il Pentagono in Virginia.

Questo attentato terroristico provocò la morte di quasi 3.000 persone, il ferimento di oltre 6.000 e fu rivendicato dall’organizzazione terroristica di Al-Quaeda, attraverso il suo leader di allora, Osama Bin Laden.

Il danno all’economia americana fu enorme, causando anche un violento impatto su tutti i mercati economici mondiali ma allo stesso tempo, diede la forza al governo statunitense di avviare una controffensiva militare contro l’Afghanistan, sede del leader di quell’ organizzazione, scatenando una vera e propria guerra globale, definita poi, “la guerra al terrorismo”.

Tutto il popolo americano si strinse intorno al dolore delle vittime di questo infame attentato e con un alto senso patriottico, avallò la decisione di colpire il nemico dell’occidente, reo di aver causato questo terribile spettacolo di morte.

Tuttavia quest’azione non rappresentò solo un attacco agli Stati Uniti da parte di quei paesi arabi da sempre avversi alla politica espansionistica americana, ma raffigurò una vera e propria sfida a tutta la civiltà occidentale.

Non è ora mia intenzione parlare di quello che successe negli anni avvenire in quanto è storia ma voglio qui descrivere, quello che suscitò in me quell’episodio e come mi portò a riflettere, facendomi cambiare opinione su tanti aspetti nascosti ma estremamente importanti della vita quotidiana.

Appresi quella sconvolgente notizia alla radio mentre stavo lavorando.

Ricordo che un mio collega ci esortò a fare silenzio in quanto avevano fermato la normale programmazione delle trasmissioni radiofoniche, per comunicare un gravissimo episodio di terrorismo ai danni dell’America.

Ci precipitammo tutti davanti ad un televisore e guardando quegli schianti degli aerei contro le torri gemelle, provammo un enorme sgomento; vedere poi le persone che si buttavano, nel tentativo di scappare dalla morte, da quei grattacieli in fiamme, che di lì a poco sarebbero crollati diventando polvere e macerie, ci provocò anche moltissima rabbia, un forte desiderio di vendetta e alla fine un senso di impotenza, consapevoli del fatto che eravamo degli spettatori inermi davanti a quel terribile massacro.

Ricordo che ci tolse le parole e per un attimo anche la capacità di ragionare in quanto rimanemmo increduli al pensiero che una potenza mondiale come l’America, fosse stata attaccata al cuore, in modo così prevedibile, perdendo quel senso di invulnerabilità che noi tutti pensavamo gli appartenesse di diritto.

Come era stato possibile?

Chi era stato complice di tutto questo?

Come poteva Dio permettere una cosa così crudele e malvagia?

Alla sera davanti al telegiornale ebbi modo di analizzarne, attraverso le immagini, le dinamiche, le cause e le conseguenze di quest’orribile attentato terroristico.

Per giorni i media non parlarono d’altro, facendo palesare anche delle ricostruzioni a volte fantasiose, arrivando ad insinuare complotti e cospirazioni fatte a regola d’arte per scatenare una guerra contro il mondo arabo.

Ma cosa cambiò nella mia vita?

Mi sentivo per la prima volta insicuro; non avevo mai pensato fino ad ora al terrorismo, a quanto potesse arrivare e a cosa fosse capace di realizzare.

Lo consideravo un fenomeno lontano dalla mia esistenza, come se appartenesse solo ad altri ed invece ora lo sentivo più vicino e vivo che mai.

Pensai ma se l’AMERICA è stata colpita anche noi Italia siamo a rischio e facilmente raggiungibili!

Iniziai a guardare con sospetto tutte le persone arabe che incontravo; nell’immaginario collettivo ormai rappresentavano il terrore e il nemico da abbattere.

Un nemico senza scrupoli, privo di umanità, animato dalla distruzione totale del mondo occidentale, meritevole solo di essere combattuto, lasciando da parte il dialogo.

Mi sentivo spaesato e avevo molta paura; paura di andare a Milano, in mezzo alla folla, paura di prendere i mezzi, frequentare le metropolitane, le stazioni, i centri commerciali, gli aeroporti.

Paura di muovermi, con un unico pensiero…..chi sarebbe stata la prossima vittima?

Al-Quaeda proclamò guerra all’occidente e a tutte quelle forze alleate con gli Stati Uniti d’America.

La mia mente in continuazione, disegnava attentati chimici e nucleari che avrebbero spazzato via tutta l’Italia: vivevo con molto timore e preoccupazione verso il futuro.

Mi sentivo come tutte le persone mondiali, indifeso, smarrito contro un nemico invisibile, radicato nella nostra società ormai da anni; le televisioni e i giornali intanto ricostruivano i contatti e la rete terroristica presente in tantissime nazioni, pronte a far esplodere una guerra di massa, per annientare tutto il mondo occidentale e sottometterlo al volere dell’integralismo islamico.

Gli anni dopo furono contrassegnati dalla morte di Bin Laden, dall’invasione degli americani in Afghanistan, con la vittoria sul regime Talebano di cui Bin Laden era il massimo referente.

Ma il terrorismo continuava e continua tuttora a crescere, a ramificarsi dentro i nostri tessuti sociali, rimanendo invisibile ma pronto a colpire in maniera decisa ed efficace qualunque luogo e nazione.

Fortunatamente con il tempo la rabbia è svanita o meglio si è attenuata ma a distanza di vent’anni, tutte le volte che mi trovo in un luogo affollato, provo ancora molta preoccupazione, mi sento preda dell'ansia. mi guardo spesso in giro per verificare se ci sia qualcuno di sospettoso e poco raccomandabile.

Quell’11 settembre non ha rappresentato solo la caduta della difesa del territorio americano ma ha rappresentato la fine di un’integrazione normale, semplice, basata sulla fiducia reciproca con tutto il mondo arabo e le persone che lo rappresentano.

Quell’11 settembre lo ricorderò come un punto di svolta verso un mondo nel quale non fa più paura chi grida più forte ma chi nel silenzio, furbescamente colpisce in maniera proficua, centrando l’obiettivo

Io però non mi arrendo e non abbasserò mai la testa verso la prepotenza, verso la violenza e verso il male; da allora ho più paura ma credo fortemente nell'uomo e nella sua capacità di ragionare, di riflettere e di essere solidale.


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